Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/73

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Pinon sorrise beato; capiva il sottinteso, e nonchè offendersene gli pareva davvero di aversi, nei giorni precedenti, goduto l’amore di una bella donna. E perchè no?

Egli non era brutto, anzi il suo viso era bello, in un certo senso: scarno e bruno, con venature rosse, con gli occhi grandi, incavati, di uno splendore liquido indefinibile, come di acqua che riflette i colori esterni, rassomigliava perfettamente a quello del San Francesco della parrocchia. Ed era per questo, forse, che egli destava un senso di gioia intorno alla sua puzzante miseria.

Fingendo una tragica serietà, Bardo gli disse:

— Meriteresti di essere cacciato via a morire dal freddo, donnaiuolo vizioso che altro non sei; ma per questa volta ti perdoniamo. Passa.

Lo fecero entrare nella cucina, ed i bambini, un po’ spauriti, gli cedettero il posto del ceppo sotto la cappa del camino. Allora la sua figura campeggiò davvero, sullo sfondo del fuoco, come quella di un santo in una nicchia d’oro; ed a poco a poco, mentre si scaldava, egli ritrovò bene l’uso della lingua.

Era una lingua affilata. Egli parlava male di tutti, ma con la semplicità sciocca di chi