Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/80

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greto fosse noto a Pinòn, e che egli potesse, ovunque andava, spanderlo col suo cattivo odore e la sua lingua maledica. Ed ebbe paura di lui, paura di sè stessa, di tutti, ma per la prima volta ebbe anche la coscienza che il peccato covava in lei, e si propose di sorvegliarsi.

— Sì, caro, — disse, sollevandosi come una verga ripiegata, e sfidando con gli occhi gli occhi del mendicante: — ti verrà un accidente.

Egli non capiva; tuttavia sollevò la forchetta con un gesto religioso e la sua parve a Gina una risposta a proposito.

— Male non fare, paura non avere.

Eppure ella continuava a sentire un rumore di veicolo che correva inseguito dalla neve come da una torma di ermellini. E mentre distribuiva a tavola le noci, fra lo scricchiolare selvaggio dei loro gusci spezzati coi denti e coi pugni dai giovani cognati, non si meravigliò di sentire uno squillo di sonagli che pareva si sbattesse contro il portone.

— Chi può essere?