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DIA | — 305 — | DIC |
lu diavulu, disperarsi: darsi al diavolo . || essiri un diavulu, essere scaltrito, accorto: aver il diavolo in testa . || sapiri unni lu diavulu avi la cuda, esser sagacissimo ed astuto: saper dove il diavolo tiene la coda . || Prov. lu diavulu è suttili e fila grossu, dell’esser il pericolo maggiore che non si creda: il diavolo è sottile e fila grossso , nel qual senso si dice anche: lu diavulu si ’nfila mmenzu li cipuddi . || essiri comu li diavulu e s. Micheli o s. Binnardu: esser come il diavolo e l’acqua santa ; come due volpi in un sacco . || essiri comu lu diavulu affannatu dicesi di chi è sopraffatto di facende. || lu diavulu nun è bruttu comu si pinci, l’affar non è così disperato come si dice: il diavolo non è brutto quanto si dipinge . || quannu lu to diavulu java a la scola, lu mio era dutturi, gli uomini di età son più astuti de’ giovani: quando il tuo diavolo nacque, il mio andava ritto alla panca . || un diavulu caccia a ’n’autru, un male caccia l’altro: un diavolo caccia l’altro . || poviru diavulu, si dice a uno spiantato o sventurato: malarrivato . || ’nfilarisi lu diavulu, o mittiricci lu diavulu la cuda o ’nfilarisi ntra l’ogghialoru seguir una discordia o un cattivo contrattempo: entrar il diavolo . || jittari diavuli, esser grandemente adirato contro checchessia: sputar fuoco . || granni diavulu! esclamazione di maraviglia: diavolo! || quannu lu diavulu fu vecchiu si fici rimitu, allusione a’ bigotti, quando non si ha più forza di far cattiva vita si danno all’ipocrisia: il diavolo quando è vecchio si fa romito . || jiri o mannari a diavulu, andar o mandar in malora: andare o mandar al diavolo . || essiri comu lu diavulu ntantiddu, dicesi di chi replicatamente insiste sopra una domanda, in un consiglio: esser come il diavolo tentennino . || bon diavulu, uomo bonario e di buona pasta: buon diavolo . || essiri un diavulu a cavaddu: aver un diavolo per capello , accesissimo di sdegno: esser un demonio incarnato . Per altri proverbi V. in dimoniu .
Diavuluni . s. m. accr. di diavulu: diavolone . || Lo spirito di cannella, o garofano, che si fa entrare dai bericuocolai nei confortini, rosoli ecc.: diavolini , diavoloni . || Sorbetto condito con le suddette essense.
Dibbattimentu . s. m. L’atto del dibattere: dibattimento . || T. leg. Esame pubblico, e contraddittorio nelle materie penali: dibattimento .
Dibbattirisi . v. rifl. Disputare in pro e in contro: dibattersi . P. pass. dibattutu: dibattuto .
Dibbilanza . V. dibbulizza .
Dibbileddu . V. dibbuliddu .
Dibbitazzu . pegg. di debito.
Dibbiteddu . V. dibbituzzu .
Dibbiticchiu . s. m. dim. di debbitu: debituolo .
Dibbituri –tura –trici . verb. Chi o che deve dare: debitore –trice .
Dibbituzzu . dim. di debbitu: debituzzo .
Dibbuliddu . add. dim. di debbuli: deboletto .
Dibbulizza . s. f. Aggravamento di membra per mancamento di forze, e si trasferisce anche al morale: debolezza . || Dappocaggine, insufficienza, poca attitudine a fare: debolezza . || Imprudenza: debolezza . || aviri dibbulizza pri unu aver inclinazione, disposizione a credere bene di lui, a scusarlo di tutto ciò ch’egli possa fare: avere gran propensione per alcuno; e in modo basso: aver tenero il budello per alcuno. || Cosa dappoco: debolezza. || Difetto, peccato, si dice pur di cose carnali: debolezza.
Dica. s. f. Malore prodotto da rituramento dei meati del corpo: oppilazione. || Lunga fame che fa sentire male e pena allo stomaco: inedia, struggi, struggimento. (Nerucci). || Travaglio, noja, fastidio: struggimento, ambascia. || Detto ad uomo, seccatore, nojoso: mosca culaja.
Dicadiri. V. decàdiri.
Dicastèriu. s. m. Luogo ove si sbrigano pubblici affari: dicastero.
Dicèdiri. V. diggiriri.
Dicembri. V. decembri.
Dicerìa. V. dicirìa.
Dichïamentu. (Mal.). Il nicchiare: nicchiamento.
Dichiaramentu. s. m. Dichiaramento.
Dichiarari. v. a. Palesare, far chiaro: dichiarare. || Eleggere, creare: dichiarare P. pres. dichiaranti: dichiarante. P. pass. dichiaratu: dichiarato.
Dichiaratamenti. avv. In modo dichiarato: dichiaratamente.
Dichiarativu. add. Atto a dichiarare: dichiarativo.
Dichiaratòria. V. dichiarazioni.
Dichiaraturi–trici. verb. Chi o che dichiara: dichiaratore – trice.
Dichiarazioni. s. f. Il dichiarare: dichiarazione. || Il manifestar che si fa all’amante l’amore: dichiarazione.
Dichïarisi. v. intr. pass. Quel rammaricarsi pianamente che fan le donne gravide appressandosi l’ora di partorire: nicchiare. || Semplicemente dolersi: nicchiare. || fig. Mostrar di non esser soddisfatto di far checchessia: nicchiare. || Darsi noja, fastidio: angustiarsi.
Dichïusu. add. Che dà noja: nojoso.
Diciaciatu. V. disaggiato. || Morto di fame.
Diciàciu. V. disaggiu. || V. miciàciu.
Diciadottu. V. dicidottu.
Dicibbili. add. Atto a dirsi; conveniente: dicibile. Sup. dicibbilissimu: dicibilissimo.
Dicidottèsimu. Nome numerale ordinativo: diciottesimo.
Dicidottu e Dicirottu. Nome numerale: diciotto. || Prov. parrari o fari pri dicirottu, esser loquace: tener l’invito del diciotto.
Dicina. s. f. Dieci unità: diecina.
Dicinnovèsimu. Nome numerale ordinativo, decimo nono: diciannovesimo.
Dicinnovi. Nome numerale composto di dieci e nove: diciannove.
Dicirìa. s. f. Ragionamento lungo: diceria. || Nuova che corra fra le genti: diceria, dicerìo. (Rigutini).
Dicissettèsimu. Nome numerale ordinativo di dieci e sette: diciassettesimo.
Dicissetti. Nome numerale composto di dieci e sette: diciassette.
Dicitura. s. f. Elocuzione, maniera di dire: dicitura.
Dicituredda. dim. di dicitura.
Dicituri – tura. verb. Chi o che dice: dicitore– trice.
Diciurari lu pannu ecc. v. a. Consumare: logorare. Quasi disfiorare.