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Piciniari. v. intr. Ciarlare, discorrere susurrando continuamente: pispillare. || Per chiuviddichïari V.

Picozza. s. f. Martello tagliente da una parte a guisa di scure: picozza.

Picu. s. m. Sommità, estremità dell’altezza: cima. || Arnese che serve, a preparare i buchi ove metter i cunei per romper le pietre. || iri a picu, dicesi di barca o nave che si affonda: andar a picco. || di picu o a picu, perpendicolarmente: a picco. || cadiri a picu, vale anco: venir bene. || a picu, vale anche a punto, a puntino. || di picu, vale anche: fiso. e si usa dir solo picu avverbialmente per: intento, fisso. || di picu e picu, a picu a picu, o picu picu intento, applicato sopra una cosa: fiso fiso. || mittirisi picu picu p. e. al lavoro, mettervisi con tutto l’animo o le forze: star aggangato o accanito al lavoro. || picu, T. pesc. sughero di segnale: maestra (An. Cat.). || T. mar. Sorta di pennone di cui una estremità è fermata girevolmente all’albero, per orientare a destra o a sinistra la vela: pico, boma, ghisso. || a lu picu, posto avv. indefessamente. || Prov. picu picu picuraru, megghiu buffa ca vaccaru, assiduamente il pecorajo, meglio rospo che vaccajo (Minà Palumbo).

Picùliu. V. pecùliu.

Picuneddu. dim. di picuni.

Picuneri. s. m. Colui che lavora di piccone: picconiere, picconajo.

Picuni. s. m. Strumento di ferro a punte quadre, con cui si rompono le pietre e fansi altri lavori: piccone.

Picuniari. v. a. Lavorar con piccone: spicconare (in Firenze). || Scrostare le mura col piccone per arricciarle di nuovo: spicconare. || – li balati, passarle di subbia onde renderle scabre: subbiare. P. pass. picuniatu: spicconato.

Picuniata. s. f. L’azione dello spicconare: spicconata (V. participiu).

Picuniatedda. dim. del precedente: spicconatina.

Picuniateddu. dim. del part, picuniatu.

Picuniatina. V. picuniata.

Picuniaturi. V. pirriaturi.

Picurami. s. f. Moltitudine di pecore, le pecore in generale: bestiame minuto.

Picurareddu. dim. di picuraru.

Picurarìa. s. f. Dove stan le pecore: pecorile. || E per greggia.

Picuraru. s. m. Guardiano di pecore: pecorajo. || Prov. si picuraru avissi un vistitu di scarlatu e pecuri muncissi, sempri feti di lacciata, i vestiti non salvano dall’esser quel che si è; e si dice anche lu picuraru vistutu di sita, sempri feti di latti e lacciata. || li dui o tri jorna di lu picuraru, gli ultimi giomi del Carnevale, così detta da una storiella curiosa popolare. E si dice per accennare anco a pochi giorni di sfrenamento o anarchia a guisa del settembre 1866 in Palermo.

Picurazza. pegg. di pecura: pecoraccia.

Picuredda. dim. Pecorella, pecorina. || fig. Mansueto: pecorella, agnellino. || met. I fedeli cattolici relativamente a’ pastori loro come parrochi, vescovi ecc.: pecorella. || Certe nuvolette a mezz’aria: pecorelle. || Prov. poviri picureddi sunnu sfatti, ca nun cci dasti du’ misi di latti, se non poppano almeno due mesi non rigogliano gli agnelli.

Picurina. Per picurami V.

Picurinu. add. Di pecora: pecorino. || Attenente a pecora: pecorino. || sost. Lo sterco della pecora: pecorino. || Prov. lu celu è picurinu, si nun chiovi oggi, chiovi dumani matinu, (o a lu matinu), ovvero celu picurinu, acqua e ventu vicinu: cielo a pecorelle, acqua a catinelle.

Picurumi. V. picurami. || Scimunitaggine, stoltezza: pecoraggine.

Picurunazzu. pegg. di picuruni.

Picuruneddu. dim. di picuruni.

Picuruni. accr. di pecuru: pecorone. || fig. D’uomo timido, sciocco: pecorone. || E dicesi anche d’uomo mansueto.

Picuzzedda. dim. di picozza.

Pidocchi. V. pidaloru. (Pasq.).

Pidaggiu. s. m. Paga che si dà per passare da qualche luogo privilegiato: pedaggio. || Paga che si dà per fatica di cammino.

Pidagna. s. f. Arnese di legname sul quale, sedendo, si tengon i piedi: predella. || Per turnialettu V. || Quel pezzo di legno su cui posan i piedi i cocchieri: pedana. E di altre cose per simile uso: pedana. || L’insieme dei legnami ond’è formato il piano delle carrozze e degli altri legni dove posan i piedi interiormente: pedanino. || T. mar. Pezzi di legno messi per traverso ad una galea o altro legno a remi, paralleli a’ banchi de’ rematori, che serve per posarvi i piedi e far forza quando vogano: pedagna. || T. stamp. Travicello con due robuste gambe, sul quale posano due testate delle guide del torchio: capretto. || Le due parti orizzontali dell’intelajatura, uno da capo, l’altra da piedi: spranghe. || Rinforzo di panno ordinario che si mette nel lembo inferiore interno delle vesti: pedana.

Pidagnedda. dim. di pidagna.

Pidalera. s. f. Tastiera dell’organo che si suona coi piedi: pedaliera (Perez).

Pidali. V. piduni. || Negli organi o pianoforti son que’ pezzi che si toccano co’ piedi: pedale. || – di la tunnara: pedale (An. Cat.). || T. calz. Quella striscia di cuoio con cui tengono fermo sulle ginocchia il lavoro: pedale. || T. torn. Lieva di legno collocata presso il suolo, che dall’un capo è rialzata dalla corda del tornio: asta.

Pidalina. V. basi.

Pidalinu. s. m. Ramicello tenero che mettono gli alberi, dal pedale: pollone. || Di ragazzo che sia nato co’ piedi avanti.

Pidaloru. s. m. Regoli appiccati con funicelle ai licci del pettine, su cui i tessitori tengono i piedi per lavorare: calcola. || Fune che si lega a’ piedi delle bestie: pastoja. || – di viti: saeppolo. V. varvotta. || In pl. catene ai piedi. || Strumento fatto a similitudine di seste, del quale i segatori si servono a tener sollevati i legni e acconci a poterli segare: pièdica.

Pidaluni. s. m. Ceppo e piede dell’albero: pedale.

Pidamentu. s. m. Muramento sotterraneo di base all’edifizio: fondamento. Usasi anche fig.

Pidamintari. V. appidamintari.

Pidana. s. f. Parte di cortinaggio che pende, o