Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/284

Da Wikisource.
278 canto


84
     Poi gli sovien ch’egli le avea promesso
di seco a Vallombrosa ritrovarsi.
Pensa ch’andar v’abbi ella, e quivi d’esso
che non vi trovi poi, maravigliarsi.
Potesse almen mandar lettera o messo,
sí ch’ella non avesse a lamentarsi
che, oltre ch’egli mal le avea ubbidito,
senza far motto ancor fosse partito.

85
     Poi che piú cose imaginate s’ebbe,
pensa scriverle al fin quanto gli accada;
e ben ch’egli non sappia come debbe
la lettera inviar, sí che ben vada,
non però vuol restar; che ben potrebbe
alcun messo fedel trovar per strada.
Piú non s’indugia, e salta de le piume;
si fa dar carta, inchiostro, penna e lume.

86
     I camarier discreti et aveduti
arrecano a Ruggier ciò che commanda.
Egli comincia a scrivere, e i saluti
(come si suol) nei primi versi manda:
poi narra degli avisi che venuti
son dal suo re, ch’aiuto gli domanda;
e se l’andata sua non è ben presta,
o morto o in man degli nimici resta.

87
     Poi seguita, ch’essendo a tal partito,
e ch’a lui per aiuto si volgea,
vedesse ella che ’l biasmo era infinito
s’a quel punto negar gli lo volea;
e ch’esso, a lei dovendo esser marito,
guardarsi da ogni macchia si dovea;
che non si convenia con lei, che tutta
era sincera, alcuna cosa brutta.