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142 canto


40
     Or sopra ciò vostro consiglio chieggio:
se partirmi di qui senza far frutto,
o pur seguir tanto l’impresa deggio,
che prigion Carlo meco abbi condutto;
o come insieme io salvi il nostro seggio,
e questo imperïal lasci distrutto.
S’alcun di voi sa dir, priego nol taccia,
acciò si trovi il meglio, e quel si faccia. —

41
     Cosí disse Agramante; e volse gli occhi
al re di Spagna, che gli sedea appresso,
come mostrando di voler che tocchi
di quel c’ha detto, la risposta ad esso.
E quel, poi che surgendo ebbe i ginocchi
per riverenzia, e cosí il capo flesso,
nel suo onorato seggio si raccolse;
indi la lingua a tai parole sciolse:

42
     — O bene o mal che la Fama ci apporti,
signor, di sempre accrescere ha in usanza.
Perciò non sará mai ch’io mi sconforti,
o mai piú del dover pigli baldanza
per casi o buoni o rei, che sieno sorti:
ma sempre avrò di par tema e speranza
ch’esser debban minori, e non del modo
ch’a noi per tante lingue venir odo.

43
     E tanto men prestar gli debbo fede,
quanto piú al verisimile s’oppone.
Or se gli è verisimile si vede,
ch’abbia con tanto numer di persone
posto ne la pugnace Africa il piede
un re di sí lontana regïone,
traversando l’arene a cui Cambise
con male augurio il popul suo commise.