Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/149

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trentesimottavo 143


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     Crederò ben, che sian gli Arabi scesi
da le montagne, et abbian dato il guasto,
e saccheggiato, e morti uomini e presi,
ove trovato avran poco contrasto;
e che Branzardo che di quei paesi
luogotenente e viceré è rimasto,
per le decine scriva le migliaia,
acciò la scusa sua piú degna paia.

45
     Vo’ concedergli ancor che sieno i Nubi
per miracol dal ciel forse piovuti:
o forse ascosi venner ne le nubi;
poi che non fur mai per camin veduti.
Temi tu che tal gente Africa rubi,
se ben di piú soccorso non l’aiuti?
Il tuo presidio avria ben trista pelle,
quando temesse un populo sí imbelle.

46
     Ma se tu mandi ancor che poche navi,
pur che si veggan gli stendardi tuoi,
non scioglieran di qua sí tosto i cavi,
che fuggiranno nei confini suoi
questi, o sien Nubi o sieno Arabi ignavi,
ai quali il ritrovarti qui con noi,
separato pel mar da la tua terra,
ha dato ardir di romperti la guerra.

47
     Or piglia il tempo che, per esser senza
il suo nipote Carlo, hai di vendetta:
poi ch’Orlando non c’è, far resistenza
non ti può alcun de la nimica setta.
Se per non veder lasci, o negligenza,
l’onorata vittoria che t’aspetta,
volterá il calvo, ove ora il crin ne mostra,
con molto danno e lunga infamia nostra. —