Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/150

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144 canto


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     Con questo et altri detti accortamente
l’Ispano persuader vuol nel concilio
che non esca di Francia questa gente,
fin che Carlo non sia spinto in esilio.
Ma il re Sobrin, che vide apertamente
il camino a che andava il re Marsilio,
che piú per l’util proprio queste cose,
che pel commun dicea, cosí rispose:

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     — Quando io ti confortava a stare in pace,
fosse io stato, signor, falso indovino;
o tu, se io dovea pure esser verace,
creduto avessi al tuo fedel Sobrino,
e non piú tosto a Rodomonte audace,
a Marbalusto, a Alzirdo e a Martasino,
li quali ora vorrei qui avere a fronte:
ma vorrei piú degli altri Rodomonte,

50
     per rinfacciargli che volea di Francia
far quel che si faria d’un fragil vetro,
e in cielo e ne lo ’nferno la tua lancia
seguire, anzi lasciarsela di dietro;
poi nel bisogno si gratta la pancia
ne l’ozio immerso abominoso e tetro:
et io, che per predirti il vero allora
codardo detto fui, son teco ancora;

51
     e sarò sempremai, fin ch’io finisca
questa vita ch’ancor che d’anni grave,
porsi incontra ogni dí per te s’arrisca
a qualunque di Francia piú nome have.
Né sará alcun, sia chi si vuol, ch’ardisca
di dir che l’opre mie mai fosser prave:
e non han piú di me fatto, né tanto,
molti che si donâr di me piú vanto.