Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/167

Da Wikisource.

trentesimonono 161


24
     Essendo Astolfo paladin, comprende
che dee aver caro un paladino sciorre.
Il gentil duca, come il caso intende,
col re Branzardo in un voler concorre.
Liberato Dudon, grazie ne rende
al duca, e seco si mette a disporre
le cose che appertengono alla guerra,
cosí quelle da mar, come da terra.

25
     Avendo Astolfo esercito infinito
da non gli far sette Afriche difesa;
e rammentando come fu ammonito
dal santo vecchio che gli diè l’impresa
di tor Provenza e d’Acquamorta il lito
di man di Saracin che l’avean presa;
d’una gran turba fece nuova eletta,
quella ch’al mar gli parve manco inetta.

26
     Et avendosi piene ambe le palme,
quanto potean capir, di varie fronde
a lauri, a cedri tolte, a olive, a palme,
venne sul mare, e le gittò ne l’onde.
Oh felici, e dal ciel ben dilette alme!
Grazia che Dio raro a’ mortali infonde!
Oh stupendo miracolo che nacque
di quelle frondi, come fur ne l’acque!

27
     Crebbero in quantitá fuor d’ogni stima;
si feron curve e grosse e lunghe e gravi;
le vene ch’attraverso aveano prima,
mutaro in dure spranghe e in grosse travi:
e rimanendo acute invêr la cima,
tutte in un tratto diventaro navi
di differenti qualitadi, e tante,
quante raccolte fur da varie piante.