Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/186

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mulare le impressioni più innocenti; star seria quando si avrebbe voglia di ridere; ridere quando si avrebbe voglia di star seria; alzar gli occhi e guardar in viso a della gente antipatica; abbassarli e non guardare quando importerebbe tanto di vedere? E guai a lei se coraggiosa s’attenta di violare questi precetti; guai a lei se si dà a credere di poter essere schietta impunemente!

Dopo ciò lamentiamoci se la donna ha imparato a mentire!

Ma Noemi non sapeva mentire francamente. Un’impostura, una sfacciata menzogna, nessuna forza, nessun pericolo al mondo sarebbe stato capace di strappagliela dalle labbra. E quando suo marito, quasi fuor di sè, le stese la mano, perchè ella vi giurasse sopra che lo amava ancora, e che l’avrebbe sempre amato, ella — che con una sola parola avrebbe potuto distruggere ogni di lui sospetto — non pensò neppur per ombra, non le passò neppur la tentazione di pronunciarla.

Nondimeno da quella stretta bisognava pur guizzarne fuori in qualche modo.

Allora, gettandosi indietro nella sua sedia, come donna assalita da invincibile ilarità, diede in un sonoro scoppio di riso, sclamando:

— Oh, ma sai, Emanuele, che questa sera tu mi sembri davvero un bell’originale!

E, come se poi le sue stesse parole le aumentassero la giocondità, continuò per qualche tempo a ridere col più naturale abbandono.