Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/228

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del giudizio universale sulle anime dei morti peccatori.

— Chi può essere?! — sclamò egli col solito sospetto.

Deposto il pettine, e infilata la veste da camera, andò ad aprire; ma non appena ebbe veduta la persona che cercava di lui, la sua fronte si spianò, il sorriso gli rifiorì sul labbro, e con un lungo oh! di meraviglia:

— Caro il mio buon tutore, — disse — come ho piacere di vedervi!

E si ritirò dall’apertura per dar adito al sopraggiunto.

Il quale era un uomo, che, a giudicarlo dall’aspetto, gli si avrebbe dato non più di sessantacinque o sessantasette anni. Mesto il viso e l’occhio come chi ha sofferto moralmente assai. La statura alta; l’andare, per la sua età, agile ancora; la barba e i capelli bianchissimi.

Una di quelle teste che vedute una volta non si dimenticano facilmente.

Dopo aver data al giovane una stretta di mano e d’avergli detto:

— Buon giorno, Emilio; — s’avviò verso la stanza da letto, e, senza togliersi il cappello di testa, si sedette nella sedia preparata per Noemi.

— Quanto tempo che non vi vedo, caro tutore; — disse Emilio sedendosi in proda al letto a lui dicontro.

— Io t’ho aspettato a Natale laggiù, ma invano.