Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/253

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— Scusami; non rido nè di te, nè di lei... Mi pare soltanto che tu voglia dare alle cose maggior importanza di quello che meritano realmente...

— Lasciami continuare. Siccome ella è incapace di mentire, così non volle rispondere categoricamente alle mie domande, e mi lasciò come puoi immaginarti, molto inquieto. Allora io credetti di mio dovere il proporle un mezzo assai giovevole alla sua guarigione morale, e le suggerii di sospendere per qualche tempo le sue visite in casa tua. Ho voluto perciò venire ad avvisartene, perchè tu, non dubito, come parente, e come donna di una certa esperienza, vorrai approvare la nostra risoluzione.

— So bene che tu mi burli, caro Emanuele! — sclamò Cristina un po’ piccata della certa esperienza — Come parente, forse, potrei trovare molto prudente questa risoluzione, ma come donna è un po’ difficile. Sarebbe bella, — soggiunse ridendo — che una donna trovasse giusta e lodevole la tirannia di un marito!

— Non si tratta di tirannia; — rispose il Dal Poggio un po’ sconcertato — Ma già tu scherzi e non c’è modo di ragionare...

— Ebbene, scherzi a parte; lodo se vuoi la tua franchezza nel dirmi sul viso che trovi pericolosa per Noemi la mia casa; ma capirai che sarebbe strano che io l’applaudissi anche.

— Non pretendo che tu l’applaudisca; mi basta che tu la trovi giusta e necessaria.

— Non so... potrà essere... ma io non la trovo neppur necessaria.