Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/254

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— Ma insomma, è vero o non è vero che il pericolo di cui parliamo esiste per Noemi in casa tua?

— Caro Emanuele, io non capisco in verità... Il male c’è o non c’è? Se c’è, in casa mia o non in casa mia, fa lo stesso; se non c’è... la cosa è inutile. E ti dirò anzi che io, come donna di esperienza, temerei, che... se Noemi non fosse la brava donna che conosciamo... temerei, dico, che questo ostacolo l’avesse ad invogliare ad affrontare il pericolo... altrove;... non so... fuori di casa...

L’infame insinuazione non portò il colpo desiderato...

— Oh questo poi! — sclamò il Dal Poggio come uomo troppo sicuro di sua moglie — Questo poi, no!

— In istrada per esempio; — continuò Cristina — all’uscir di chiesa... al passeggio... che so io! Fortunatamente, ripeto, tua moglie è troppo ragionevole... è troppo virtuosa per lasciarsi andare a certe tentazioni... e del resto il giovine che potrebbe darti un po’ di ombra è troppo impegnato con un’altra donna per pensare a lei.

— Vuoi dire quella crestaia di cui mi parlasti ieri? — chiese il Dal Poggio un po’ ingenuamente.

— Sì, quella che doveva venire ieri a portarmi un cappello, e che aspetto oggi fra poco.

Allora, per dar sempre più colore alla cosa, cominciò a parlar di tutt’altro, come se fosse stanca di star su un argomento che avesse per lei poco interesse.

Il Dal Poggio, preoccupato invece, rispondeva