Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/270

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manda; un avvocato giovine, che trattava dinanzi ai tribunali una lite del conte; e una zitellona, parente della madre di Noemi, caduta in basso stato, che veniva di quando in quando a chiedere da pranzo al Firmiani.

La conversazione era sulle rimembranze di amore. L’amore è il discorso prediletto della prima e dell’ultima età. Il vecchio cavaliere servente raccontava al nonagenario conte un’avventura del secolo scorso, nella quale si sentiva un profumo di cipria di nèi e di galanteria, di cui noi abbiamo perduto totalmente il segreto. Il Firmiani stava ascoltando la storiella con un certo risolino di approvazione, che diceva un’infinità di cose. In quel risolino sfumato si scorgeva chiaramente che il vegliardo si ricordava d’essere stato a’ suoi tempi un famoso libertino... Forse, una corda quieta da un pezzo nel suo cuore, era rivibrata repente; forse, in quella testa freddata dagli anni e dall’esperienza, era frizzata in quel punto una rimembranza perduta dei tempi spensierati e brillanti dell’arciduca Ferdinando o della repubblica Cisalpina!


— Dov’è Noemi? — chiese egli, quando furono cessati i convenevoli che avevano interrotto il racconto dell’ex-cavalier servente.

— Vengo appunto da lei; — rispose Emanuele — Ella si trova indisposta e non può venir a pranzo.

Un oh! di rammarico unanime seguì quella notizia. E non fu una mentita sembianza di afflizione