Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/269

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sè stesso e sua moglie... Quella benedetta paura del ridicolo lo riafferrò alla gola, e non gli lasciò trovar un appiglio per continuare il malaugurato dialogo. Allora, accontentandosi di lanciare un ultimo, e più sanguinoso, e più infame improperio all’addolorata, si volse indietro, ed uscì più sdegnato con sè stesso e più confuso di prima.

E qui — dirò col maestro — non posso lasciare di fermarmi un momento a fare una riflessione; ed è: che il così detto spirito non vale soltanto a tener lieta, a render brillante una società, e a suggerire della barzellette e dei calembourgs... ma può giovare assai anche nelle critiche circostanze della vita. Il pover’uomo — che si vantava di non averne e di non volerne avere, come cosa frivola e inutile — era stato scombussolato due volte dalle risposte di sua moglie.

Uscito di là, dovette chiudere tosto le furie in petto e ricomporre la faccia alla solita gravità. Bisognava farsi vedere dagli invitati e in maniera da non destar neppure la più piccola congettura. Fe’ il suo piano in fretta; spianò la fronte, ed entrò nella sala di ricevimento.


I convitati del nonno, raccolti in circolo dinanzi al camino, erano dei soliti dei giorni festivi. Il buon vecchio li aveva raccolti per via, coll’idea di dar un po’ di svago alla sua Noemi. Erano un consigliere di governo giubilato, volpe sopraffina; un antico cavalier servente della defunta contessa Ar-