Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/273

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aveva appena terminato di farsi radere la barba dal suo fido cameriere, che gli aveva raccontato appunto come il signor Emanuele avesse dato ordine di far le valigie, per mettersi in viaggio colla signora.

Il buon vecchio che credeva d’aver diritto di saperne qualche cosa, e non ne sapeva nulla, diede del pazzo al suo cameriere; ma, insistendo costui, stava per andar da Noemi a sentire che cosa fosse questa novità, quando vide entrar il nipote, che tra per la veglia della notte, tra per non aver più bisogno di nascondere l’angoscia che l’opprimeva, era sbattuto in viso come ognuno si può imaginare.

— Va pure, — disse il conte al suo Figaro; e sedutosi nel seggiolone, disse al Dal Poggio:

— Che cosa diamine mi diceva quello là, che voi state facendo dei preparativi di partenza?

— Non avete ancora veduto mia moglie? — chiese il nipote invece di rispondere.

— No; stavo per andar da lei quando tu sei entrato. Jeri sera non ho voluto destarla. Stamattina ho mandato Luigi a chiedere di sue nuove, e la cameriera gli rispose che si sentiva bene, come il solito, e che stava per alzarsi... Ora poi sento che tu hai dato gli ordini per partire domani... Naturalmente ho detto fra me che doveva essere una malintelligenza... a meno che...

— Sono venuto appunto per parlarvi di ciò; — disse il Dal Poggio, lasciandosi andare su una sedia rimpetto al nonno.