Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/293

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— Io non ho mai dato a nessuno il diritto di chiedermi conto delle mie azioni, signore; — rispose Emilio freddo e sprezzante — La prego di uscire.

Il Dal Poggio a quest’intimazione si sentì montar il sangue alla testa, e alzando terribilmente la voce, corse all’insulto:

— Siete un miserabile furfante, — gridò — Questo vi valga come uno schiaffo sul viso.

Un grido soffocato si udì nel gabinetto dove era nascosta Noemi e il rumore di un corpo che cade...

Ma prima che Emilio pensasse a vendicare in qualche modo l’oltraggio, si sentì recinta la persona da due braccia robuste che lo trattennero, e udì dietro l’orecchio la voce del tutore che cercava di calmarlo.

— Non temete, — diss’egli a Bartelloni — non sono un facchino io.

E, voltosi freddamente al Dal Poggio, riprese:

— Questa sera i miei padrini saranno da lei; ella mi dovrà dare strettissima ragione di quelle parole.

— Oh sì! — sclamò il marito cogli occhi infiammati — Uno di noi è assolutamente di troppo a questo mondo.

E que’ due uomini che non s’erano mai parlato fino allora, che non si conoscevano che per essersi veduti qualche volta alla sfuggita, si lanciarono uno sguardo di così profondo accanimento, come non ne sarebbero stati capaci due antichi e mortali nemici.