Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/295

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E una lotta pareva inevitabile.

Allora il professor Bartelloni, alzate le braccia, come per metter pace, si pose in mezzo a loro e prendendo ad entrambi la mano, con voce commossa, e con dire infiammato:

— Sì, bisogna finirla; — replicò — È orribile ma è necessario! La è una grande sciagura questa a cui mi tocca di assistere; ma la è anche una grande lezione per tutti... Dio non voglia, — continuò alzando al cielo gli sguardi colla maestosa semplicità d’un filosofo — Dio non voglia che questa sciagura abbia a colpir troppo chi ne ha minor colpa.

E qui abbandonata la mano del Dal Poggio, e stringendo, in entrambe le sue, quella di Emilio, ripigliò:

— Povero giovine;... tu sai se io avrei voluto nasconderti questa orribile verità... tu lo sai. Ma ormai è impossibile... Guarda quest’uomo che tu hai offeso — e accennava il Dal Poggio — quest’uomo che ti ha offeso... Tu non puoi batterti con lui... tu devi obbedirgli... devi cedere... Mi capisci? Egli è quel desso!... Mi hai tu inteso, mi hai tu inteso, povero Emilio...?

Il misero giovine aveva ascoltato quelle parole, cogli occhi spalancati, le labbra tremanti, le braccia protese.

— Giustizia di Dio! — sclamò come pazzo di dolore — Possibile! No, non è vero... non può essere, non deve essere. Ditemi che non è vero, oh ditemelo per carità!