Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/54

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sato che gli capitò spesso di sentirsi affamato, prima d’aver cominciato a pensar al mezzo di pranzare.

— In ogni modo, — sclamò Emilio — non tanto pe’ suoi meriti quanto pel decoro della nostra società, bisogna liberarlo entro oggi stesso.

— Sia; — disse Piertini alzandosi e andando allo scrittoio — ma per l’ultima volta.

E aperto un cassetto ne levò il biglietto della lotteria e soggiunse:

— Bisogna dire davvero che egli sia nato sotto buona stella. Se tu Emilio non vincevi alla lotteria di Francoforte, non so come l’avremmo liberato. Avevamo in cassa soltanto due lire e quarantasei centesimi... Ecco; — soggiunse poi rimettendo ad Emilio il suo prezioso biglietto — quello che avrei fatto io, uscendo di casa, fallo tu. Leva la somma che abbisogna a liberar Teodoro, leva la tua metà, poi leva anche il quinto per la baldoria... Il resto... riportalo qui che lo metterò in cassa, o lo porterò alla Cassa di Risparmio dove sarà più sicuro...

— Va bene; — disse Emilio mettendo in tasca il biglietto.

— E bada sopratutto non avvenga... ciò che ti persuase a lasciarmelo qui ieri.

— Non c’è pericolo; — disse Emilio mettendo la palma della mano sul taschino del farsetto.

— Ora, giacchè siamo in tale argomento, — ripigliò Niso sdraiandosi nella sua sedia — propongo, che alla prima corbelleria che fa Teodoro, s’abbia