Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/55

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a farlo uscire dalla società. Lo statuto dice bensì: ciascuno per tutti e tutti per ciascuno; ma quando s’abusa soltanto della seconda parte di esso, e non si mostra di conoscerne la prima, ci dev’essere permesso di far valere gli altri articoli dello statuto.

Così dicendo avea levato da un altro cassetto del suo scrittoio uno scartafaccio manoscritto e andava carteggiando per cercarvi un punto da leggere:

— Se per tre anni di seguito — continuava — un dei sette non avrà recato alcun vantaggio materiale o morale alla società, in modo che se ne possa ragionevolmente arguire essere egli inetto fisicamente o moralmente al bene di essa, potrà essere espulso e surrogato da un nuovo socio...

— Quando però vi concorra la piena votazione degli altri sei; — aggiunse Emilio.

— Ben inteso.

— Ebbene lasciate ch’io m’intenerisca per Teodoro, e chieda grazia per lui; — disse Emilio — Io divento suo protettore. Che volete? Quella sua meravigliosa noncuranza delle cose di quaggiù m’ha interessato.

— Si potrebbe almeno far in modo ch’egli lasci quella sua pettegola che lo rovina; — disse Niso.

— Impossibile! — sclamò Emilio.

Niso e Gustavo sorrisero.

— Chi avrebbe detto che tu dovessi credere a queste cose! — osservò il primo.

— Tanto più, — continuò Emilio — che domani Teresa sarà la regina della festa.