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98 ARS ET LABOR

Cicerone che non pensava a consacrare la pazzia, si era contentato di affermare così il suo giudizio su questi pubblici salti: Nemo fere saltat sobrius nisi forte insanit. Il famoso Domenicano ne fa una varietà religiosa e l'altro Girolamo, il poeta Benivieni, ne canta l'apoteosi con questi singolari versi:

Non fu mai maggior sollazzo,
Più giocondo nè maggiore,
Che per zelo e per amore
Di Gesù divenir pazzo!


La qual forma di ballo, disciplinandosi, facendosi espressione collettiva, cerimoniale, « salomé che danza dinanzi a erode » di andrea del sarto. La qual forma di ballo, disciplinandosi, facendosi espressione collettiva, cerimoniale, anzichè sfodo individuale, del dolore e della gioia, noi riscontriamo in molte danze rituali, macabre, patriottiche, e in genere in tutte le danze sacre dei pagani, che erano una vera e propria pantomima, o come dice Atta Troll,

... un atto sacro,
Un pregar co' piedi Iddio.

lasciamo stare ancora un'altra distinzione del ballo: il ballo ginnastico, la sallatio, esercizio razionale che non ha affinità con alcun stato dell'anima, anzi, che fa riposar lo spirito movendo i muscoli, non soltanto parte dell'educazione dei fanciulli e delle donne, ma altresì di alcuni vecchi i quali la praticarono a quella guisa che uno studioso si alza si quando in quando dalla sua tavola di studio per giuocare a palla, tirar di sciabola e far simili altre fatiche.

Tale si ha da intendere la danza esaltata da Simonide, da Socrate e da Platone, la quale se fosse stata diversa farebbe ridere alle spalle di loro.

Infatti il filosofo di Egina così la definisce:

Riproducendo tutti i movimenti dei nostri organi la danza ha la missione di provvedere il corpo e le sue membra di salute, di agilità e di bellezza, esercitandolo a piegarsi, a saltare con giusta regola mediante un movimento ritmico distribuito equamente tra gli arti.

E Socrate, il maestro di Platone, che fu alla sua volta, nel ballo, scolaro di Aspasia, dice ai discepoli che lo sorprendono ottantenne in atto di ballare: Voi volete ridere alle mie spalle, e perchè? Perchè a me piace di fortificare la mia salute con l'esercizio, dar maggior gusto a' miei alimenti, più dolcezza al mio sonno, etc.

Escludendo dunque queste e altre distinzioni della danza, toccherò soltanto e alla sfuggita dell'argomento più nostrale, più palpitante: del ballo domestico, anima irrequieta della nostra vita intima invernale, energia delle veglie nobili, borghesi e popolane.

Quantunque fin dal 1480, un canonico, Jean Tabourot, sotto il nome anagrammatico di Thoinot Arbeau, pubblicasse l'Orchesografia, primo manuale di danze giranti, saltatio duorum in gyrum, e quantunque i cosidetti balli mascherati fossero introdotti in Francia per opera di Caterina De' Medici e venissero poi in voga sotto Enrico IV, tuttavia il ballo, dirò così, domestico si divulgò sotto Luigi XIV.

QUesto monarca prediligeva a tal segno il ballo, che una sera notando il marchese di Puy Guile, danzare con garbo squisito, lo volle suo cortigiano favorito e presto lo nominò governatore di Berry, colonnello dei dragoni e infine luogotenente dell'esercito. Fortunata virtù dei pòpliti!

Il Gran Re fu, per giunta, egli stesso abile ballerino, come lo era stato Enrico III e fiurava accanto al suo maestro Prevost negli splendidi balli d'azione della Corte.

Anche la regina Elisabetta d'Inghilterra, colei che fece decapitare la cugina Maria