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economico; può essere un'aspettazione ora ansiosa e ora sonnolenta per qualche madre nobile seduta in giro alla sala.

Per i giovani, si capisce, ai quali il barbaglio dell'aurora e il fulgor delle apparizioni tolgono la perfetta visione dei pericoli e delle cose in genere, la festa del ballo sembra un'allegrezza divina; essa compie una giornata come il paradiso mussulmano compie la vita.

A dirla con un poeta giovane,

La sala è come un cielo: le ondeggianti
Vesti di seta sul tappeto azzurro
Paiono code di cometa al loro
Astro aderenti; le infinite faci,
E, più di loro scintillanti, inquiete,
Le femmine puplle il brulichio
Ricordan delle stelle. Via per l'aria
Ondeggian, nembi di vapor, le chiome
Redimite di fior; riflessi d'oro
Han nella fuga e effluvi suscitanti
Memorie e desidèri.
All'improvviso
Irrompe il Valzer, quasi pazzo stuolo
Di folletti giocondi e di chimere;
E di gorgheggi e di cachinni strani
Risuonano le vôlte. Su, fanciulle,
Cui supremo negli occhi il gaudio fulge
E inusitato fuoco arde nel sangue,
Su, giovinetti, cui sussulta il cuore
Alla bellezza che vi splende attorno,
In questo vi librate etereo spazio
Di profumo di luce e d'armonia.
Su, volate, volate insin che il volo
Dalle dolci vertigini al divano
Ebbri e stanchi vi renda, acceso il volto
Di viva fiamma, l'alito affannoso,
la pupilla socchiusa, abbarbagliata
Dai fulori giranti, e l'alma piena
D'indistinte armonie e di figure!

Ora è quieta la sala: i violini
Non so quali sussurrin vaghe cose
Con gli agili gruppetti, abbandonate,
Simiglianti a sospiri. É il Minuetto
Redivivo. Sollevano le dame
Con l'una man la lunga veste, l'altra
Tendono all'uomo e volgon flessuose
Con gli atti schivi e i lenti movimenti,
In uno scambio di sorrisi e inchini
Beandosi a vicenda. A quelle note
Io chiudo gli occhi dolcemente e penso,
In una nube di odorosa cipria
Effusa dalle candide parruche,
La tua, Manon Lescaut, dolce figura!

Ahi, com'è l'ora del piacer fugace
Se già la festa è all'ultimo delirio,
Quando il moto si accelera e ciascuno
Par che si avvicina all'attimo fuggente!
Oh ghirlande di teste brune e bionde,
Fiori olenti nell'alba della vita,
Contesti in serto e in vorticoso cerchio
Moventi attorno! Le fanciulle ellene
Non così forse recingevan l'ara
Di Diana Efesia? Non così le Muse
Dnzavan sulla riva d'Ippocrene?
E non così per luminosi cieli
Vide il Poeta turbinar gli eletti?
É divina la danza se all'empiro
Ei l'assunse. Libate, anime liete,
Un sorso ancor della suprema ebbrezza:
Nella tenebre presto e nel silenzio
La festa vanirà...
ma non del tutto;
Chè a voi, più tardi, scenderanno i sogni,
E con l'ala sfiorandoci la fronte,
Di fantasmi cari e visioni
Popoleran la solitaria alcova!

Si, o poeta, secondo te la sala è come un cielo stellato; ma secondo me, una festa da ballo è anche una mobile marina dai flutti biondi e bruni, sui quali talvolta si naviga in poppa, ma tal'altra si va in contro a terribili naufragi.

Un valzer saltato, un cotillon flirtato, soprattutto un cotillon flirtato, possono mettervi in balia di una creatura che disporrà del vostro avvenire, che vi condurrà al paradiso o all'inferno.

Le tenui, sommesse, indistinte parole sussurrate nell'ansia di queste fatali pirolette, in un orecchio roseo, tra il titillio di una capigliatura increspata possono essere i primi anelli di una catena indissolubile ed eterna.

Per i vecchi, poi, e anche semplicemente per gli uomini fatti, c'è il non plus ultra: c' il ridicolo.

Che una sala da ballo, sia essa pure animata da coppie giovani, presenti una gran bella vista, credo che nessun esteta lo affermerebbe. Diceva bene quel sordo vedendo la gente saltellare ritmicamente fra lo svolazzio delle code di rondine, con tanta insistenza e monotonia di volteggi, con l'espressione di una stupida beatitudine sulla faccia, senza udire il suono che ne governava i movimenti: A me pare di aver dinanzi una moltitudine di pazzi.

E fino a qualificare il ballo per una pazzia, p er una pazzia buona derivante da un intimo fervore, l'aveva già fatto il savonarola. Ma l'uomo attempato, l'uomo che ha una condizione, il bipede che ha una condizione, il bipede che disimpegna un qualsiasi ufficio d'uomo presso i suoi simili, me lo consentano

E gli Enrichi e i Luigi re di Francia,

nell'atto del ballare è assolutamente grottesco. Me lo consenta soprattutti il buon re Luigi Filippo, il quale, volendo aprir le danze con la regina Vittoria d'Inghilterra a una festa offertale alle Tuileries, così rimare impigliato nel trascico di lei che, gravaccione come era,