Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/587

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robinson crusoe 519

che sarebbe un farle schife della religione al primo udirne parlare? Bisogna che abbia qualche religione egli stesso chi si vuole dar l’aria di predicarla agli altri.

— Guglielmo Atkins, ho paura che ci sia troppa verità in questo vostro discorso; pure non potete dire a vostra moglie ch’ella è nell’errore? che vi è un Dio e una religione migliore della sua religione e delle sue divinità? che queste sono idoli incapaci di udire e di parlare? che vi è un grand’ente creatore di tutte le cose, il quale può distruggere con un atto di sua volontà tutte le cose che ha fatte, rimuneratore de’ buoni e punitor de’ malvagi dal quale in fin del conto saremo giudicati su le opere che avremo fatte quaggiù? Voi non siete sì ignorante che la natura stessa non vi possa suggerire quanto queste cose sieno vere; anzi vedo che le capite vere, e me ne compiaccio.

— Le capisco vere, mio signore; ma con che faccia andrò a dirle a mia moglie che ha tanto in mano da rispondermi che sono false.

— Come! ha tanto in mano? gli ripetei. Che cosa v’intendete dire?

— M’intendo dire che mi risponderà non potervi essere questo Dio sì giusto rimuneratore e punitore, poichè vede che a quest’ora non sono stato punito nè mandato a casa del diavolo, io sì mala creatura come mi conosce la stessa mia moglie, sia verso lei, sia verso tutti. L’essere io tollerato in vita, (sarebbe capacissima, sapete! d’affacciarmi questa ragione) diverebbe a’ suoi occhi una contraddizione continua tra le parole di bene che le dicessi e i miei fatti, tutti un peggiore dell’altro.

— Basta! basta, Atkins! m’atterrite all’idea che diciate troppo la verità.» Di tutto questo dialogo informai il prete che stava ansioso di conoscerne i risultamenti.

— «Oh! ditegli, esclamò, ditegli che v’è tal cosa atta a farlo divenire per sua moglie il miglior consigliere di quanti se ne possano immaginare, e questa cosa è il pentimento; perchè non vi sono in tutta la terra migliori maestri de’ peccatori pentiti da vero. Non gli manca altro che pentirsi e sarà sempre meglio al caso d’istruire la sua compagna. Allora potrà dirle non solamente che vi è un Dio giusto rimuneratore delle opere buone e punitore delle cattive, ma in oltre che questo Dio è il Dio delle misericordie, quel Dio d’infinita bontà e pazienza nell’aspettare a ravvedimento coloro che lo offendono, quel Dio che anela il momento di far grazia, e che non vuole