Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/638

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se bene non avesse sospettata menomamente la mia intenzione di fargli un donativo, m’avea spedito a bordo un presente di provvigioni fresche, vino e canditi per un valore circa di trenta moidori, oltre ad una certa quantità di tabacco e tre o quattro medaglie di fino oro; ma gli stetti a livello col mio dono che già vi ho descritto. Gli regalai in oltre merci della stessa natura delle prime, che saranno costate cento sterlini, per altri usi; dopo di che mi feci a pregarlo della sua assistenza nel far assestare la scialuppa che, come sapete, aveva portata meco dall’Inghilterra, e dentro la quale io contava spedire sussidî alla mia colonia.

Compiacentissimo ai miei desiderî, chiamò operai, e la scialuppa fu all’ordine in pochissimi giorni. Già i pezzi, come narrai, erano tutti fabbricati, nè si trattava più che di commetterli. A chi dovea governarla diedi le istruzioni opportune affinchè trovasse l’isola, e la trovò in fatti come seppi da poi dal suddetto mio socio.

Mentre faceva caricarla delle provvigioni promesse ai coloni, un de’ nostri marinai mi chiese la licenza di partire entro essa e stabilirsi nell’isola, mediante una mia lettera al governatore spagnuolo, affinchè gli assegnasse un sufficiente spazio di terreno per avviare una piantagione, e lo fornisse d’alcuni vestiti e stromenti atti all’uopo; nel che diceva d’intendersene per essere già stato piantatore nel Meryland e avvezzo nelle sue corse ad aver che fare coi selvaggi. Incoraggiai quel povero diavolo col condiscendere alle sue brame, raccomandandolo al governatore spagnuolo, perchè lo mettesse a pari condizione degli altri isolani nel fornirlo delle cose necessarie al lavoro e alla vita; anzi gli diedi in compagnia, come suo servo, quel selvaggio che avevamo fatto ultimamente prigioniero di guerra.

Mentre stavamo mettendo all’ordine la scialuppa, il mio vecchio socio mi narrò di un piantatore del Brasile di sua conoscenza che era caduto in disgrazia della chiesa.

— «Non ne so, mi disse, il motivo, ma in mia coscienza l’ho per un eretico marcio, tanto è vero che si tiene nascosto per paura dell’inquisizione; nondimeno il poveretto ha moglie e due figlie, onde sarei ben contento se potessi valermi di questa opportunità per farlo fuggire, semprechè gli voleste permettere di giovarsene col fargli assegnare uno spazio di terreno nella vostra isola. Dal canto mio gli darei qualche cosa per cominciare, giacchè i famigli dell’inquisizione non gli hanno lasciato altro che poche misere masserizie