Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/92

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e nonostante fu deciso di proseguire, poichè la strada che rimanevaci a percorrere non era omai troppo lunga e contavamo di arrivare ad Osch in quello stesso giorno.

Quell’acqua, di cui feci cenno, e che trovavasi ad un’ora di distanza dal nostro accampamento, era, a quanto ne riportarono gl’indigeni, frequentata durante la notte da animali feroci e da ladroni; altra ragione per cui ci convenne rimetterci in cammino di pieno giorno.

Ed erano le 10 antim., allorchè levammo il campo e ripigliammo la marcia. Sorpassammo parecchi luoghi scabrosi e roccie di qualche conto, finchè a ristorarci dalle fatiche, credemmo opportuno di far sosta in una piccola valle, frastagliata d’alberi e cespugli, serpeggiata da un ruscello, sulle cui sponde fronzute accumulavasi una moltitudine di uccelli che si calavano a dissetarsi. La varietà delle specie, la diversità dei colori, ed il loro canto armonioso ci davano argomento di piacere e di contentezza.

Un tal sito ebbe mille attrattive per noi, e vi restammo tutta intera la giornata.

Quivi il padre Stella ci consultò se fosse opportuno di scegliere quella ridente valle per istabilirvisi. Ognuno disse la sua; ma siccome tra le varie opinioni emergeva sempre quella del Capo, così fu deciso che ci saremmo recati ancora un poco in avanti, vale a dire in una certa posizione da lui conosciuta, la quale, se non offriva le delizie di quella che era stata il tema della discussione, aveva però sopra di essa il vantaggio di essere strategicamente più opportuna. Stella e Colombo, senz’altro attendere, caricarono i somieri e si posero in cammino per Sciotel, scortati da Olga-Gabriel, Olda Salasciè ed altri servi del Capo. Io rimasi invece