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190 la montagna dalle folgori


tornata al suo giusto valore. Vi è una espressione burlesca o macabra per indicare la scomparsa nelle valanghe o giù per i valloni: «finire in conserva». Perchè i cadaveri che il monte nasconde emergeranno intatti al disgelo dalla loro sepoltura bianca.


Seguivamo le orme lasciate dalle squadre di portatori nella notte, mezzo cancellate. Il sentiero calpesto ha sempre un’infarinatura di neve fresca, portata dal vento anche nelle giornate serene. Il sole mattutino sfiorava la groppa del monte suscitando minuti scintillamenti di cristallo intorno a noi, e le nostre ombre azzurre, sottili, lunghissime, bizzarre, si distendevano parodiando i nostri movimenti.

Il pendìo in certi punti si ergeva così ripido, che gli arponi da ghiaccio legati alle scarpe non sempre facevano presa. Improvvisamente il piede scivolava indietro, e si rimaneva allora per un istante immobili, raccolti, appoggiati alla piccozza che un gesto istintivo e violento aveva affondato di fianco come un remo. In quei momenti di squilibrio e di incertezza, chi non ha confidenza con la montagna non dovrebbe mai guardare in basso.

Non si può seguire senza turbamento la fuga del declivio, che si inabissa fino alle brume della lontananza in una continuità maestosa. Per un attimo si è sopraffatti da un senso di orrore, che non è altro che la immaginazione