Pagina:Bembo, Pietro – Rime.pdf/104

Da Wikisource.

Pietro Bembo - Rime

CXLV.

Navagier mio, ch’a terra strana volto
per giovar a la patria, il mondo lassi,
te piango, e piangon meco i liti, i sassi
e l’erbe, che per te crebber già molto.4

Tu le palme latine hai di man tolto
ai nostri tutte, con sì fermi passi
salisti ‘l colle. Or quando più vedrassi
tanto valor in un petto raccolto?8

Grave duol certo; pur io mi consolo,
ch’or ti diporti con quell’alme antiche,
che tanto amasti, e teco è ‘l buono e saggio11

Savorgnan, che contese a le nemiche
schiere il suo monte, e fu d’alto coraggio,
e poco inanzi a te prese il suo volo.14

CXLVI.

Anime, tra cui spazia or la grande ombra
del dotto Navagier, per sorte acerba
di questo secol reo, che miete in erba
tutti i suoi frutti o li dispiega in ombra,4

qual gioia voi de la sua vista ingombra,
tal noi preme dolor: poi sì superba
è stata morte, ch’i men degni serba,
e del maggior valor prima ne sgombra.8

Piacciavi dir, quando il nostro emispero
diede agli Elisi più sì chiaro spirto,
et egli qual da voi riceve onore,11


Letteratura italiana Einaudi 94