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Pietro Bembo - Rime

giardin non colto in breve divien selva,
e fassi lustro ad ogni augello e belva.

31.

È la vostra bellezza quasi un orto,
gli anni teneri vostri aprile e maggio:
alor vi va per gioia e per diporto
il signor, quando può, sed egli è saggio.
Ma poi che ‘l sole ogni fioretto ha morto,
o ‘l ghiaccio a le campagne ha fatto oltraggio,
no ‘l cura, e stando in qualche fresco loco
passa il gran caldo, o tempra il verno al foco.

32.

Ahi poco degno e ben d’alta fortuna,
chi ha gran doni e cari, e schifa usarli.
A che spalmar i legni, se la bruna
onda del porto dee poi macerarli?
Questo sol, che riluce, o questa luna
lucesse in van, non si devria pregiarli.
Giovenezza e beltà, che non s’adopra,
val quanto gemma, che s’asconda e copra.

33.

Qual fôra un uom, se l’una e l’altra luce
di suo voler in nessun tempo aprisse,
e ’l senso de le voci, a l’alma duce,
tenesse chiuso sì, che nulla udisse,
e ’l piè, che ’l fral di noi porta e conduce,
mai d’orma non movesse, e mai non gisse;


Letteratura italiana Einaudi 119