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Pietro Bembo - Rime

XLV.

Cantai un tempo, e se fu dolce il canto,
questo mi tacerò, ch’altri il sentiva;
or è ben giunto ogni mia festa a riva,
et ogni mio piacer rivolto in pianto.4

O fortunato, chi raffrena in tanto
il suo desio, che riposato viva;
di riposo, di pace il mio mi priva:
così va, ch’in altrui pon fede tanto.8

Misero, che sperava esser in via
per dar amando assai felice exempio
a mille, che venisser dopo noi.11

Or non lo spero; e quanto è grave et empio
il mio dolor, saprallo il mondo, e voi,
di pietate e d’Amor nemica e mia.14

XLVI.

Correte, fiumi, a le vostre alte fonti,
onde, al soffiar de’ venti or vi fermate,
abeti e faggi, il mar profondo amate,
umidi pesci, e voi gli alpestri monti.4

Né si porti depinta ne le fronti
alma pensieri e voglie inamorate;
ardendo ‘l verno, agghiacci omai la state,
e ‘l sol là oltre, ond’alza, inchini e smonti.8

Cosa non vada più, come solea,
poi che quel nodo è sciolto, ond’io fui preso,
ch’altro che morte scioglier non devea.11


Letteratura italiana Einaudi 28