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Pietro Bembo - Rime

d’ogni altro obietto, che talor si lagna
del sonno il cor, che sol da sé la parte.8

Così conven ch’io pensi e parli e scriva
quel, ch’un bel viso ad or ad or m’insegna,
e ‘n foco e ‘n pianto e come ei vuol, mi viva:11

perché veggiate in me, sì come avegna
di quel, che Roma ne’ teatri udiva,
che ragion e consiglio Amor non degna.14

LXX.

Poi che ‘l vostr’alto ingegno e quel celeste
ragionar e tacer pudico e saggio
da far cortese un uom fero e selvaggio,
e i leggiadri atti e l’accoglienze oneste4

vi rendon tanto spazio sopra queste
forme umane excellenti, ch’io non aggio
stile da colorir ben picciol raggio
de le virtuti al vostro animo preste,8

se vi s’arroge il corpo, in cui beltade
poser, quanta pon dar, benigne stelle,
con quali rime assai potrò lodarvi?11

O de le meraviglie a nostra etade
la maggior di gran lunga, in onorarvi
si stancherian le tre lingue più belle.14

LXXI.

Se ‘n dir la vostra angelica bellezza,
neve, or, perle, rubin, due stelle, un sole,


Letteratura italiana Einaudi 44