Pagina:Bembo, Pietro – Rime.pdf/55

Da Wikisource.

Pietro Bembo - Rime

subietto abonda e mancano parole,
a chi sua fama e veritate apprezza,4

quai versi agguaglieran l’alta dolcezza,
ch’ogni avaro intelletto appagar sòle
di chi v’ascolta, e l’altre tante e sole
doti de l’alma, e sua tanta ricchezza?8

Colui, che nacque in su la riva d’Arno
e fece a Laura onor con la sua penna,
direbbe a sé: – tu qui giugner non pòi –.11

Perché se questo stile solo accenna,
non compie l’opra e ne fa pruova indarno,
il mio diffetto ven, Donna, da voi.14

LXXII.

Gioia m’abonda al cor tanta e sì pura,
tosto che la mia donna scorgo e miro,
che ‘n un momento ad ogni aspro martiro,
in ch’ei giacesse, lo ritoglie e fura;
e s’io potessi un dì per mia ventura5
queste due luci desïose in lei
fermar, quant’io vorrei,
su nel ciel non e spirto sì beato,
con ch’io cangiassi il mio felice stato.

Da l’altra parte un suo ben leve sdegno10
di sì duri pensier mi copre e ‘ngombra,
che, se durasse, poca polve et ombra
faria di me, né poria umano ingegno
trovar al viver mio scampo o ritegno:
e se ‘l trovasse, non si prova e sente15
pena giù nel dolente


Letteratura italiana Einaudi 45