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Pietro Bembo - Rime


poi che l’avete a l’orgoglioso et empio
stuolo ritolta e pareggiate l’onte,
or ch’avea più la voglia e le man pronte
a far d’Italia tutta acerbo scempio.8

Torceste ‘l voi, Signor, dal corso ardito
e foste tal, ch’ancora esser vorrebbe
a por di qua da l’alpe nostra il piede.11

L’onda tirrena del suo sangue crebbe,
e di tronchi restò coperto il lito,
e gli augelli ne fer secure prede.14

LXXVII.

Se lo stil non s’accorda col desio,
che d’onorarvi ad or ad or m’invoglia,
ei presto, ardente, e quei freddo e restio,
non sia per ciò, Signor, chi me ne toglia,
ché non è questo suo diffetto o mio.5
Ma ‘l gran splendor de la virtute vostra,
che più m’abbaglia, quanto più la miro,
ovunqu’io vado, a gli occhi miei si mostra
tal, che d’ogni suo ardir l’anima spoglia;
e col primo penser un altro giostra,10
ond’io per tema indietro il passo giro
e con la mia speranza ne sospiro.

LXXVIII.

Anima, che da’ bei stellanti chiostri,
cinta de’ raggi sì del vero amore,
scendesti in terra, che fuor d’ogni errore
ten’vai secura degli affetti nostri,4


Letteratura italiana Einaudi 49