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Pietro Bembo - Rime


ch’io tanto onorar bramo; e se forse ella
non have onde gradirmi, almen mi vaglia,
ch’io vivo pur del sol degli occhi suoi.14

CXXXVI.

Se in me, Quirina, da lodar in carte
vostro valor e vostra alma bellezza,
fosser pari al desio l’ingegno e l’arte,
sormonterei qual più nel dir s’apprezza;4

e Smirna e Tebe e i duo, ch’ebber vaghezza
di cantar Mecenate, minor parte
avrian del grido, e fora in quella altezza
lo stil mio, ch’è in voi l’una e l’altra parte.8

Né sì viva riluce a l’età nostra
la Galla expressa dal suo nobil Tosco,
tal che sen’duol Lucrezia e l’altre prime,11

che non più chiara assai, per entro ‘l fosco
de la futura età, con le mie rime
gisse la vera e dolce imagin vostra.14

CXXXVII.

Quella, che co’ begli occhi par che ‘nvoglie
Amor, di vili affetti e penser casso,
e fa me spesso quasi freddo sasso,
mentre lo spirto in care voci scioglie,4

del cui ciglio in governo le mie voglie,
ad una ad una, e la mia vita lasso,


Letteratura italiana Einaudi 83