Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/204

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198 l'elegia di madonna fiammetta


[la celestiale Orsa]. In Arcadia fu una giovine bellissima ch’ebbe nome Calisto e fu serviziale di Diana; della quale Calisto s’innamorò Giove, e trasformatosi nella forma di Diana ebbe a fare con essa e ’ngravidolla, e nacquene uno figliuolo che si chiamò Arcas come fu detto dinanzi, ed essendo trasmutati in stelle fu chiamata Orsa maggiore e Orsa minore, le quali perché non tramontano come fanno l’altre, fingono li poeti che per comandamento di Giunone non si possano rinfrescar nel mare oceano come l’altre stelle.

[e taceranno li cani di Silla ]. Silla fu figliuola di Forco, la quale fu bellissima vergine e vagheggiata da molti li quali essa tutti rifiutava fuggendo alle ninfe marine e spezialmente a Galatea della quale era innamorato Ciclope detto Polifemo. La quale Silla standosi un dí lavandosi su nel lito del mare, Glauco iddio marino che prima fu omo pescatore e da poi diventò iddio gustata certa erba la quale avea fatti tutti li pesci ch’avea presi resuscitare, vedendola, subito s’innamorò di lei, ed essa schifandolo lo fuggia come suo nemico. Laonde il detto Glauco se ne andò a madonna Circe figliuola del Sole, la quale con suoi incanti e per virtú d’erbe facea venire gli uomini e le donne alla sua volontá, e narrando il detto Glauco il suo amore, raccomandandosi elli che lo dovesse aiutare, essa vedendolo, perché era bellissimo, s’innamorò di lui e richieselo d’amore. A cui Glauco rispose che il suo amore volea che fosse di Silla. Per la qual cosa Circe disdegnatasi, sapendo il luogo del mare ove la detta Silla pigliava rinfrescamento bagnandosi, essa Circe andò al detto luogo e per dispetto di Glauco, acciò che di lei avesse abominazione, quello luogo fece con sughi d’erbe e con suoi incanti infetto e maladetto. Al qual luogo quando la detta Silla andò com’era usata, e intrata dentro fino al corpo per bagnarsi, li peli ch’essa avea addosso tutti diventarono cani che sempre abbaiavano e latravano, e da poi fu trasformata in uno scoglio marino; il quale luogo è pericolosissimo in mare; onde di lei parla Ovidio: