Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/357

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partisse del cuore, dove con catena da non potere mai sciogliere la legò amore in quell’ora ch’ella prima mi piacque. E questo non bastandogli, acciò che più intero il suo iniquo volere fornisse, lei a morte falsamente fece condannare: ma gl’iddii che le mal fatte cose non sostengono, prestandomi il loro aiuto, fecero sì che io di tal pericolo la liberai. Della qual cosa il mio padre dolente, dopo lungo indugio vedete quello che egli ha fatto: che egli lei, sì come vilissima serva, ha a’ mercatanti venduta, e mandatala non so in che parti. E perchè questo non pervenisse a’ miei orecchi, falsamente mostrò che Biancifiore di subita infermità morta fosse, un’altra giovane morta in forma di lei sotterrando: della qual cosa io sono sanza fine turbato. E certo, se licito fosse di mostrare la mia ira contro al mio padre e alla mia madre, io non credo che mai di tale accidente tale vendetta fosse presa quale io prenderei! Ma non m’è licito, e dubito che gl’iddii ver me non se ne crucciassero. Ora è mio intendimento di già mai non riposare, infino a tanto che colei cui io più che altra cosa amo, ritrovata avrò. Ciascun clima sarà da me cercato, e niuna nazione rimarrà sotto le stelle la quale io non cerchi. Io sono certo che in quale che parte ella sia, se non vi perverremo, la fama della sua gran bellezza cel manifesterà, nè ci si potrà occultare. Quivi, o per amore o per ingegno o per denari o per forza intendo di rivolerla. E perciò ho io fatti chiamare voi, sì come a me più cari, per caramente pregarvi che della vostra compagnia mi sovegnate, e meco insieme volontario essilio prendiate e massimamente te, o Ascalion, le cui tempie già per molti anni bianchissime, più