Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/93

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SOPRA DANTE 85

ma ancora degli amici, de’ quali già caldo dì ino e di vivanda, ne’ conviti e altrove molti fece uccidere: per le quali colpe si puote assai convenientemente credere, l’autore aver voluto s’intenda lui in questo ardentissimo sangue esser dannato, e Dionisio fero,

Che fè Cicilia aver dolorosi anni.

Furono, secondochè Giustino scrive, due Dionisii, l’un padre e l’altro figliuolo, e ciascun fu pessimo uomo: nè appar qui di quale l’autor si voglia dire; e però direm di ciascuno quello che scritto se ne trova. Fu adunque, secondochè Tullio scrive nel quinto libro de quaestionibus Tusculanis, il primo Dionisio nato di buoni e d’onesti parenti, e similmente d’onesto luogo di Siragusa di Cicilia, del quale essendo la madre gravida, vide nel sonno che ella partoriva un satirisco, perchè ricorsa al consiglio degl’interpetratori de’ sogni, le fu risposto, che ella partorirebbe uno il quale sarebbe chiarissimo e potentissimo uomo, oltre a ciascuno altro del sangue greco. E avanti che costui, nato, e già d’età di venticinque anni, occupasse il dominio di Siragusa e di tutta Cicilia, parve nel sonno ad una nobile donna siragusana, chiamata Imera, essere trasportata in cielo, e che le fossero quivi mostrate tutte le stanze degl’iddii; le quali mentre riguardando andava, le parve vedere appiè del solio di Giove un uomo di pelo rosso e litiginoso, legato con fortissime catene; per la qual cosa ella domandò un giovane, il quale le pareva aver per dimostratore delle cose celestiali, chi colui fosse, dal quale le parve le fosse risposto,