Pagina:Boiardo - Orlando innamorato I.djvu/491

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[St. 7-10] libro i. canto xxviii 481

         So che robbasti il tesoro indïano,
     Che a me toccava per dritta ragione,
     Perchè il re de India, Durastante, al piano
     Fu da me morto, e non da te, ladrone.
     Sotto la tregua del re Carlo Mano
     Robbasti al re Marsilio il suo Macone.
     Ora te penti, e fa che ben m’intenda:
     Oggi di tanto mal farai l’amenda.1

         Ranaldo fece al conte aspra risposta,
     Forte suonando il suo corno bondino,
     Dicendo dopo il suon: Vieni a tua posta,
     Chè or sei vassallo, et eri paladino,2
     E poi che la tua mente è pur disposta
     Far la vendetta d’ogni Saracino,
     Di qualunque sia morto in ogni lato,
     Preso o disfatto, o sia da me robbato.

         Ma a te ramento che aggio a vendicare
     La morte iniqua d’ogni cristïano.
     Don Chiaro il paladin vo’ ricordare,
     Che l’occidesti in campo di tua mano;
     Perciò se ebbe Girardo a disperare,
     E per tua colpa divenne pagano.
     Ascolta, renegato e maledetto:
     Chi dà cagione al mal, lui n’ha il diffetto.

         Il padre de Olivier, malvaggio cane,
     Venne per tua cagion da Carlo occiso;
     Ranaldo di Bilanda per tue mane3
     Avanti al vecchio patre fo diviso.
     E tu quando ti levi la dimane,
     Credi acquistar zanzando il paradiso
     Con croce e patrinostri? Altro ci vole
     Che per rei fatti dar bone parole.

  1. Ml. e Mr. lamenda; P. l’ammenda.
  2. Ml. vuaro; T. e Mr. nuaro.
  3. P. R. di Belanda ancor rimare.