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272 orlando innamorato [St. 23-26]

         Dicea ciascun: Questa è cosa legiera!
     Ma non sapean comprender la cagione,
     Onde, partiti a canto alla rivera,
     Ciascun sotto sua insegna e suo penone,
     Prima Agramante fece la sua schiera,
     Che ciascuno era re, duca, o barone:
     Cinquanta campïoni usati a guerra
     Sopra a destrier coperti insino a terra.

         Ma il re del Garbo e di Bellamarina,
     E il franco re de Arzila e quel de Orano,
     E il giovanetto re de Constantina,
     Il re di Bolga con quel di Fizano,
     Urtarno e lor destrieri a gran ruina
     Contra Agramante con le spade in mano.
     Cinquanta eran costor, nè più nè meno,1
     Ciascun de ardire e di prodezza pieno.

         E l’una e l’altra schiera a gran furore
     Scontrarno insieme con molto fracasso,
     Con cridi e trombe, e con tanto romore
     Quanto caduto fosse il celo al basso.2
     La schiera de Agramante ebbe il peggiore,
     Perchè atterrati furno al primo passo
     Da venti cavallier de la sua gente,
     E de questi altri sette solamente.

         E quasi fu pigliata la bandiera,
     Ch’era portata avanti al re di poco,
     E sì stretta era la sembraglia e fiera,
     Che non mostrava, sì come era, un gioco.
     Sobrin di Garbo, la persona altiera,
     Che ha per insegna e per cimero un foco,
     Benchè canuto sia forte il vecchione,3
     In quel tornero assembra un fier leone.

  1. Mr. e P. era.
  2. Ml. e P. venti.
  3. T. cauto sia forte quel; Mr. cauto s. f. il.