[St. 27-30] |
libro ii. canto xvi |
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Ma il re Agramante, che porta il quartero
Nel scudo e sopravesta azuro e d’oro,
Sopra di Sisifalto, il gran destriero,
Se muove furïoso e dà tra loro.
Mulabuferso, quel forte guerrero,
Che regge de Fizano il tenitoro,
Fu da Agramante de uno urto percosso,
E cadde a terra col destrier adosso.
Et Agramante per questo non resta,
Ma per la schiera volta il gran ronzone,
E gionse Mirabaldo in su la testa,
E tramortito lo trasse de arcione.
Questo era re di Borga e di gran gesta:1
La insegna di sua casa era un montone
Ritratto in campo bianco a bel lavoro;2
Negro è il montone et ha le corne d’oro.3
Lui cadde a terra, e il re non si rafina
Ferendo intorno e di furore acceso;
Il re Gualcioto di Bellamarina
De un colpo abatte alla terra disteso.
Questo nel scudo avea la colombina,
Con un ramo de oliva in bocca preso;
Bianca è la colombina e il scudo nero,
Et a tal guisa ancor fatto il cimero.4
Facea Agramante prove a meraviglia,
E benchè sia da molti accompagnato,
Alcun già di prodezza nol simiglia.
Il re di Tremison gli era da lato,
Che al scudo d’oro ha la rosa vermiglia:
Alzirdo il campïone è nominato;5
E Folvo era con seco, il re di Fersa,
Che ha il scudo azuro e de oro una traversa;
- ↑ P. Bolga.
- ↑ Ml. bianco ha.
- ↑ Ml. omm. è.
- ↑ P. fatto è.
- ↑ P. Alz. il cavalliero.