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372 orlando innamorato [St. 31-34]

         Era il suo re nomato Bardarico,
     Terribil di persona e bene armato;
     Or quando fu giamai nel tempo antico
     Per tale impresa un popolo adunato,
     Tanto diverso quanto è quel che io dico,
     La terra e il mar coperto in ogni lato?
     Oh quanto era superbo il re Agramante,
     Che a suo comando avea gente cotante!

         Benchè gli Arabi e il suo re Gordanetto
     Ad obedirlo ancor non sian ben pratichi;
     Questi non hanno nè casa, nè tetto,
     Ma ne le selve stan, come selvatichi;
     Ragione e legge fanno a suo diletto,
     Nè son tra loro astrologi o gramatichi.
     Non è de questi alcun paese certo,
     Robbano ogniuno e fuggono al diserto.

         E chi volesse dietro a lor seguire,1
     Serìa perdere il tempo con affanno;
     Essi de frutti se sanno nutrire
     E vivere al scoperto senza panno;
     Però fan gli altri di fame morire,
     Nè se acquista a seguirli se non danno;
     Onde Agramante per questa paura
     De subiugarli mai non prese cura.

         E standosi in Biserta a sollacciare,
     Come io vi dissi, con molto conforto,
     Un messo li aportò come nel mare
     Son più nave apparite sopra al porto,
     Le qual già Rodamonte ebbe a menare,
     Ma de lui non se scia se è vivo, o morto;
     E che sieco avean loro un gran pregione,
     Che è cristiano et ha nome Dudone.

  1. P. omm. a.