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la bianchissima gola.
Amin.Ahi lasso, il mio dolore
chiuso è nel core, e quivi
di lagrime si pasce,
né vuoi che fuor dagli occhi
pur una ne trabocchi.
Nar.Ned è qua suso intorno
luogo di precipizio.
Amin.Ma, spieiato dolor, dolore ingordo,
divora il core, e lascia
le lagrime per gli occhi ;
lascia ch’omai l’alta pietà dirompa
gli abissi del mio pianto.
Nar.Senza goccia di sangue
veggo innocente il dardo.
Niso.O Celia, ahi tu non odi?
o bell’anima ignuda, ove se’ gita?
lasci qui fredde e sole
queste membra si belle?
Nar.Sono intatte le vesti.
Niso.Vieni, torna, rimira
sol una volta ancor questo bel viso;
ed allor vivi poi
lontana, se tu puoi.
Nar.Che erba è questa, ond’ella ha pieno il grembo?
Niso, Aminta, correte,
tosto correte a la vicina fonte.
Niso.Qual più vicina fonte
che gli occhi miei correnti
d’amarissime lagrime?
Lascia che noi piangiamo:
ufficio nostro è’1 pianto: il bagno e ? rogo
saran cura d’altrui.
Nar.Deh non è tempo
di lagrimar in vano !
Itene voi, dich’io,