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i conti di ventimiglia 31

Vi è ora una notevole deficienza negli atti che ci venne fatto di ritrovare e che hanno tratto alla famiglia di Ventimiglia.

Il Priorato di S. Michele non pertanto continuava ad esser beneficato con donazioni.

Nel 1072 15 luglio vi è una donazione1 di Lauterio figlio di Berulfo di case, vigne ed altri beni nel contado di Ventimiglia, nella valle di Nervia e nel territorio di Valdoasca e Camegna.

Verso quest’epoca pure, Giovanni Cavarie2 dona a S. Michele, & Ponzio Giraldo e ad altri monaci la quarta parte di un molino nel quale egli abita e l’ottava parte di altro mulino coll’obbligo di nutricare unum porcum per unumquemque annum; egli fa promessa di non costrurre altro mulino sulla Roia, da S.ta Maria di Voraio sino alla foce e dopo il proprio decesso lega ogni suo avere al Priorato.

Un’altra donazione dei propri beni fa il monaco Amaricus, priore di S. Michele, coll’usufrutto a vita in favore di Alberto Ruvericio3.

Nell’anno 1079 il C.te Spedaldo4, forse della famiglia di Ventimiglia, dona tutti i beni ch’egli possiede a Sebolcaro (Seborga) ed al Conio, donazione che fu causa di lunghissimi fastidi ai monaci fino allo scorso secolo, per le usurpazioni continue che ivi si praticavano dalla gente di S. Remo, a quei possedimenti confinanti. L’atto originale di questa donazione andò smarrito, per colpa forse del monastero al principio del secolo scorso, come si dirà. Lo stesso anno un

  1. Doc. 7.
  2. Doc. 11.
  3. Doc. 2
  4. Doc. 9.