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30 e. cais di pierlas

neis, cum areis suarum, terris coltis et incoltis et jerbis et omnibus rebus ad eadem basilica pertinentibus. Se ne fissano i limiti che sono la Roia, il castello e la città di Ventimiglia, il Monte Apio e Auriana.

Nell’anno seguente 1064 e nel mese di giugno questi stessi fratelli fanno un’altra donazione1, quasi conferma delle precedenti, all’abbate di Lerino, Dalmatius ed al monaco Amicas; con essa anzi si estendono i dominii del Monastero di S. Michele nelle località detto Vincedelo e Incanedelo, di cui i confini toccano al Monte Negro, a Valle Buona, a Dosepelago, alla Croce del Sepolcro (Seborga). Nell’anno 1077 noi abbiamo un quarto diploma di donazione degli stessi fratelli Ottone e Corrado e della moglie di quest’ultimo Donella, figlia del marchese Alberto di Savona. I nobili signori danno al Monastero un’isola (I Gorretti) sulle rive della Roia, unitamente ai mulini, acquedotti ecc.2.

Trascorsi alcuni anni nel 1082, 16 marzo, si cita dal Gioffredo una nuova donazione fatta da un C.te Corrado IV, figlio di altro Corrado e dalla propria moglie Odila (Odila jugalis filia Laugerii)3, della Chiesa di S. Martino di Carnolese. Intervengono a quest’atto diversi cugini del donatore Ottone II, Mauro, Guglielmo, Giovanni, Alberto.

Noi crediamo con questi diversi diploni di aver stabilito in modo inappuntabile la genealogia dei C.ti di Ventimiglia in questo primo secolo della loro istoria. Il Gioffredo, Moreri, l’Abbate Robert, Tisserand specialmente, hanno commessi moltissimi errori, di tutta evidenza e che sarebbe troppo lungo il voler qui discutere.


  1. Doc. 6.
  2. Doc. 8.
  3. Lodegario Rostagno dei Conti di Nizza, Cart. di Lerino.