Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
– 611 – |
litare per cacciar l’Austria dall’Italia, potesse esser gradito ad un governo il quale timidamente e quasi di contrabbando movea i primi incerti passi nella via della libertà e della nazionalità italiana. Pio IX cominciava a tentennare. Crebbero allora gli allarmi dell’Austria; crebbero le ire contro i liberali; crebbero le minaccie degli uni, le oscillazioni degli altri; fatto è che appena giunse il mio libro a Torino, ricevetti un bigliettino del marchese Brignole, nostro ambasciatore alla corte di Parigi, col quale l’illustre patrizio mi significava, con modi cortesissimi, che in seguito a quella pubblicazione io non dovessi più ritornare in patria.
«Mi rassegnai, non aveva più che fare a Parigi; pensai ritornare in Ispagna, ove si erano smesse le persecuzioni contro gli Esparteristi, e quivi rimanere fino a che miglior fortuna arridesse alla patria mia!»
Ma ormai erano quelli gli ultimi sforzi della reazione. Re Carlo Alberto non tardava a concedere le franchigie costituzionali al Piemonte e il Durando poteva farvi ritorno e prender parte attiva agli avvenimenti importanti che vi si preparavano.
Egli fu che fondò il giornale l’Opinione, che non può contestarsi aver reso e render tuttora grandi servigi alla causa nazionale; egli fu che, deponendo anche una volta la penna per la spada, consentiva di buon animo, aderendo alle istanze del governo provvisorio di Milano e d’accordo con Cesare Balbo presidente del consiglio dei ministri, di andare a porsi alla lesta dei volontari, con grado di generale, al Caffaro, sull’estrema frontiera tra Brescia e il Tirolo.
E qui, per dare un’idea di quanto facesse in quell’occasione il nostro protagonista a pro della patria, lasciamo parlare il Brofferio, uno de’ suoi migliori e più vecchi amici:
«Nel comune d’Anfo, in prossimità della Rocca, così si esprime il valente scrittore, il Generale stabilì l’ambulanza, i magazzini dei viveri e poco stante il suo quartier generale. I soldati di Durando essendo tutti volontari, sua prima cura fu quella di ordinarli, istruirli, disciplinarli.