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«A tutte le doti del Cialdini, che per dir vero sono moltissime e tali da costituire per sè stesso un eminente generale, aggiungi una fortuna da non trovarsi pari, ed un grande accorgimento nell’evitare quelli uffici che si scostano dal mestiere propriamente detto. È un uomo d’azione; e renderà ancora, ne son certo, grandi servigî al Re e all’Italia.»





Non è egli qui da ripetersi il famoso motto Tanto nomini nullum par elogium? E di fatto noi ci risparmieremo nel narrare le principali vicissitudini della vita d’un uomo, cui ogni buon Italiano ha sacrato un culto nel proprio cuore, di tributargli encomî o di esprimere ammirazione, quando riferiremo taluna di quelle sue maravigliose gesta alle quali Italia deve la propria esistenza.

Camillo Benso di Cavour è nato a Torino, dal marchese don Michele Giuseppe e da Adelaide Susanna Sellon, il dì 10 agosto 1810.

Dovremo noi far notare che la sua famiglia è illustre per nobiltà di stirpe e per dovizia di censo, e che il padre suo, personaggio di gentili costumi e di nobile ingegno, ebbe cariche d’alto rilievo e fu anche vicario di Torino, durante il regno di re Carlo Felice.

Camillo ricevette l’educazione che suoleva darsi a tutti i figli delle più nobili famiglie piemontesi; fu posto nell’Accademia militare ove studiò per divenire ufficiale del genio. Da fanciullo fu anche paggio, ma per breve tempo, giacchè la sua indole vivace e il suo svegliato ingegno mal si accomodavano ad indossare la livrea ed a piegarsi alle cerimonie di corte.

Uscito dall’Accademia militare all’età di 18 anni col grado di tenente del genio, non potè sostenere lungo tempo la disciplina severissima che allora più che mai vigeva nelle file dell’armata piemontese. Difatti