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dell’isola, d’impadronirsi del Lella, e senza sottoporlo a giudizio di sorta, di farlo accompagnare lungi da Messina, fuori della zona occupata dalle regie truppe.

Il Maniscalco eseguì l’ordine in persona ed arrestato il Lella lo mandò in consegna al generale Jola ai confini in Barcellona e di là nel cuor dell’inverno, era il 15 del mese di gennajo, a Portosalvo, piccola borgata occupata da miseri pastori sugli alpestri monti di Castroreale, ove quasi privo di letto dovè rimanersi durante tutto l’inverno.

Nè sazio di tanto, il Filangieri pose a condizione del rimpatrio del Lella, che questi avesse a chiederne la grazia, dichiarando nel tempo stesso di voler di buon animo riconoscere il legittimo governo di re Ferdinando II.

Il carattere del Lella era lungi dal prestarsi a tale ritrattazione, quindi subì paziente l’ostracismo, i disagi, le privazioni d’ogni maniera, e non ritornò in seno alla propria famiglia se non quando, partendo il Filangieri col suo esercito per espugnare Catania, ritrasse le truppe da Barcellona e da tutto il territorio Messinese.

Da quel giorno possiam dire che la casa del Lella fosse il vero, il solo convegno di tutti i liberali, il mezzo di comunicazione fra l’emigrazione e i diversi comuni dell’isola. Non si pensò che ad ordire di nuovo le fila di una più vasta e più salda rivoluzione. Ad agevolare l’impresa ed a garantirsi nel modo il più sicuro dagli artigli del Maniscalco, divenuto direttore di polizia, che non perdeva di vista il Lella, questi aveva ottenuto che il maggiore de’ suoi figli fosse rivestito della carica di console sardo in Messina, ed il minore di quella di vice-console. Lo stemma consolare sardo che splendeva al dissopra della porta d’ingresso della sua abitazione serviva di tal guisa di salvaguardia al Lella non solo, ma ben anche a tutti i suoi amici politici, i quali frequentavano la di lui casa.

Nè questo era il solo vantaggio; chè quello di poter ritirare sotto plico consolare i principali fogli italiani e stranieri i più liberali era pure di non lieve profitto alla causa nazionale in Sicilia; del qual numero era il Piccolo Corriere d’Italia, organo, come