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brevemente al lettore, come in Italia, dal momento in cui, questa gran madre delle nazioni, si è ridestata dal sonno letargico nel quale l’avevano immersa le corruzioni cortigianesche dei suoi tirrannidi, cioè, dopo il primo impero francese, e le tremende catastrofi, che, durante quello, succedettero, e di cui l’Italia stessa fu sovente il teatro, si «livise in due scuole filosofico letterarie, le quali entrambi, prefiggendosi quella meta che era pure la ricostituzione del nazionalismo italiano, intendevano a quella meta stessa per due diversissime strade.

E primi a mettersi in una via, la quale pure conduceva, secondo essi, al fine desiderato, furono coloro i quali credettero opportuno di contrastare con tutte le loro forze quella scuola derivata dalla filosofia del secolo XVIII, filosofia generatrice della rivoluzione del 1789, e di tutti i grandi avvenimenti che la susseguirono. Quella filosofia, obbiettarono gl’instauratori della nuova scuola, se da un lato poteva vantaggiare le menti colte, spogliandole d’ogni irragionevole prudenza, e proclamando la dignità ei diritti dell’uomo, non poteva dall’altro canto, che tornare pregiudichevole alla massa del popolo, il quale vivendo più di sentimento che di ragione, non poteva accettare quelle teorie emancipatrici senza andare a passo precipitevole verso lo scetticismo e quell’inerzia fatalissima ai popoli, come quella che li trascina troppo spesso alla servitù.

Il primo organo di questa scuola, che fu detta lombarda, fu quel periodico il Conciliatore, che ebbe a collaboratori molti dei più distinti tra gli scrittori del nostro tempo; campioni principali di esso furono i Manzoni, i Grossi, i Pellico, e più tardi nel campo storico e speculativo, i Cantù, i Balbo, i Troya e i Gioberti.

Dall’altro canto sorse una associazione nella nostra penisola, la quale si elevò a custoditrice della vecchia tradizione italiana, quella tradizione trasmessaci da Dante in poi, passando per Macchiavelli, ed altri sommi, mediante la quale si riteneva il passato come il più fiero nemico dell’unità e della nazionalità d'I-