Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/108

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98 idilli

     Disse, o buon Dafni, e per chi mai tant’ardi?
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Venner bifolchi, pecorai, caprai.
     Tutti cercaro de’ suoi mal novella.
     Priapo venne, e disse: A che ti struggi
     Dafni meschino? e la Donzella in traccia
     Di te pur corre ad ogni bosco e fonte.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Ah troppo in amar folle, e senza freno!
     Bifolco eri chiamato, or ben somigli
     Un capraro. Il caprar quand’egli guata
     Il suo belante gregge in danza, gli occhi
     Struggendo va, perch’ei non nacque un irco.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     E tu in mirar le forosette in festa,
     Per gli occhi ti distruggi a non potere
     Entrar con esse in danza. A lor risposta
     Non fe’ il bifolco; ma l’amore atroce,
     E la vita all’estremo accelerava.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Venne Ciprigna ancor dolce ridendo,
     Ridendo di soppiatto, e grave doglia
     Fuor simulando, a lui sì disse: O Dafni,
     Ta di vincere Amor ti desti il vanto,
     Or dal gravoso Amor non se’ tu vinto?
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Dafni allor disse: Ah! Venere crudele,
     All’uom nimica e infesta, or sì vuoi dirmi,
     Che per me il Sole è tramontato, e Dafni
     Fino a Stige sarà d’Amor lo scempio.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Va in Ida, dov’è fama, che il bifolco
     A Vener... Va ad Anchise. Ivi son querce;
     Qui cipero sol avvi, e qui le pecchie
     Dolce ronzando van per gli alveari.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.