Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/109

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di teocrito 99

     È vago Adone ancora. Ei pasce agnelli,
     Ei fiede lepri, e l’altre belve incalza.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Or sì rivolgi a Diomede il passo,
     E, colà giunta, di’: da me fu vinto
     Dafni pastore, e tu a giostrar vien meco.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Addio, lupi e cervieri, e voi pe’ monti
     Orsi di tane abitatori. Io, Dafni
     Bifolco, non vivrò più vosco in selve,
     O in balze, o in poggi. Addio Aretusa e fiømi,
     Che fra i chiari scorrete umor del Timbri.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     Io son quel Dafni, che pascea qui vacche,
     E qui tori e vitelle abbeverava.
Sciogliete, o care Muse, un canto agreste.
     O Pane, o Pan, se del Liceo le vette
     Alberghi, o pel gran Menalo t’aggiri,
     Alle Sicule sponde, ah! vieni, e lascia
     Capo d’Elice, e a’ Numi venerando
     L’alto di Licaonide sepolcro.
Cessate, o care Muse, il canto agreste.
     Vieni, e questa ne prendi, o Re, leggiadra
     Ben innestata con la cera, e intorno
     Al labbro inflessa armonioa zampogna;
     Chè Amore ad or ad or mi spinge a Pluto.
Cessate, o care Muse, il canto agreste.
     Gettate ora viole, o rovi, o spine;
     Su i ginepri fiorisca il bel narciso;
     Tutto si cangi al trapassar di Dafni.
     Il pino metta pere, il cervo i cani
     Si tragga prigionieri, e su pei monti
     Cantino i gufi e gli usignuoli a gara.
Cessate, o care Muse, il canto agreste.
     Ciò detto, egli si tacque, e volea pure
     Ciprigna sollevarlo; ma già tutti