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120 | idilli |
A mio parer quest’unica pupilla.
Più bianco assai di Pario marmo apparve
Il luccicar dei denti; e perchè fatta
Non vengami malìa, tre volte in seno
Sputaimi, come m’insegnò la vecchia
Cotittari, che il piffero sonava
Là presso Ippocoonte ai mietitori.
Ciò detto il buon Dameta baciò Dafni,
E diegli una sampogna, e l’altro a lui
Un vago flauto. Indi Dameta il flauto
A sonar prese, e la sampogna Dafni.
Danzavano a quel suon le vitellette
Sulle molli graminge, e niun dell’altro
Rimase vincitor, ma entrambi invitti.
LE TALISIE
OVVERO IL VIAGGIO DI PRIMAVERA.
Idillio VII
Già fu, che in verso Alente Eucrito ed io
Dalla Città partimmo, e a noi compagno
S’aggiunse Aminta. A Cerer le Talisie
Fean Frasidamo e Antigene due figli
Del buon Licope, se ancor nulla resta
Di buon da i chiari un dì Clizia, e Calcone
Che poggiato il ginocchio ad una rupe
Destò di botto la Barèa fontana,
Cui feano i pioppi, e gli olmi alti chiomati
Coi verdi rami intorno un bosco ombroso.
Non ancor giunti a mezza via, nè a vista
Della tomba di Brasila, repente
Alle Muse gradito un di Cidone
Onest’uom viandante, a noi si scopre,
Licida detto, e di mestier capraro.